Welfare

Basta confusioni il lavoro è un’altra cosa

A Civitas il sottosegretario alla Solidarietà sociale ha lanciato una provocazione: eliminare i 433 euro mensili...a cura di, Cristina De Luca

di Redazione

L?opinione espressa durante un convegno svoltosi a Padova nell?ambito di Civitas – in merito al contributo che ricevono i volontari del servizio civile – ha scatenato una serie di reazioni legittime che forniscono l?occasione per chiarire il mio pensiero e per raccontare in che modo stanno operando il ministero della Solidarietà sociale e l?Ufficio nazionale per il servizio civile e quali sono i prossimi obiettivi da raggiungere.

Nel corso del dibattito, incentrato sul futuro del servizio civile, ho sostenuto, sapendo già allora che avrei creato scompiglio, che era il caso di ragionare sul contributo ai volontari di 433 euro al mese e anche se fosse il caso di abolirlo.

La mia voleva essere una provocazione che nasce nell?ambito di una riflessione più ampia e articolata riguardo il servizio civile oggi.

In cinque anni, dall?avvento della legge 64/01, il fenomeno del volontariato è cresciuto in maniera esponenziale, passando da 200 a circa 50mila volontari impegnati oggi in questa esperienza.

Esperienza importante, lo abbiamo ripetuto più volte, scuola di cittadinanza, di educazione alla pace, di solidarietà. Esperienza certamente anche di formazione personale perché i ragazzi si misurano con dei contesti nuovi e diversi, acquisiscono delle competenze e spesso imparano a lavorare con altre persone.

La crescita tumultuosa, la presenza di enti con caratteristiche e modalità diverse, l?avvento delle Regioni e il loro nuovo ruolo, le risorse – pur se aumentate in modo significativo – non più sufficienti a coprire tutti i progetti approvati, richiedono una verifica del percorso fatto in questi primi importanti anni.

Per non parlare di alcune ?storture? evidenti, sulle quali siamo impegnati a lavorare: la sproporzione di progetti tra Nord e Sud, il numero di sedi accreditate che è pari al numero di volontari oggi in servizio, i luoghi dove ancora il servizio civile rappresenta di fatto una sostituzione di personale che non c?è o una forma di lavoro sottopagato.

Revisione in corso
Per tutti questi motivi, abbiamo avviato un percorso con l?intento di revisionare la legge attuale, profondamente convinti che il servizio civile debba mantenere un?identità forte, con una particolare attenzione alla relazione tra i giovani e l?esperienza di cittadinanza.

Per questo abbiamo intensificato i monitoraggi e le valutazioni dei progetti in corso, abbiamo avviato una ricerca sugli enti di servizio civile, volta a darci un quadro su cosa fanno e su come lo fanno e, soprattutto, sulla rispondenza rispetto a quello che il servizio civile volontario deve essere. A questo lavoro si affiancherà un gruppo di esperti, per iniziare un percorso di revisione della legge.

Nelle riflessioni che spesso mi hanno accompagnato in questi mesi, mi sono chiesta se i 433 euro al mese fossero veramente solo un rimborso, utile ovviamente alle esigenze dei giovani, e non un elemento che, se da una parte risolve un problema, dall?altra apre le porte a nuove forme di precariato.

Credo che il servizio civile debba essere una scelta chiara nella sua definizione e nel suo contesto e che, soprattutto, non debba essere né per lo Stato né per i giovani un modo di risolvere il problema della precarietà e della disoccupazione giovanile.

Vorrei un servizio civile veramente libero, gratuito, rimborsato (e mi riferisco ai 433 euro). Ma identità e obiettivi devono essere chiari e definiti.

Ecco perché ho voluto provocatoriamente mettere l?accento su questo aspetto: confido che il lavoro che ci attende ci darà tutti gli strumenti per poter, con intelligenza e senza paure, valorizzare meglio e di più un?opportunità che non ha uguali in altre parti di Europa.
*sottosegretario alla Solidarietà sociale

Il sito dell?Ufficio nazionale per il servizio civile, con bandi, enti accreditati, norme:
www.serviziocivile.it

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